La piadina romagnola ha l’indicazione geografica progetta
Sono ormai diversi anni che i produttori di piadina romagnola che fanno parte delle “Associazioni di produttori di Piadina” chiedono l’indicazione geografica protetta per quello che da molti è definito il “pane romagnolo”.
Questi produttori si sono riuniti – quelli delle province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna, più i comuni della provincia sud i Bologna, a sud del fiume Sillaro – con la Confartigianato e le Cna della Romagna, con il Servizio Percorsi Qualità Relazioni Mercato e Integrazione di Filiera della Regione Emilia-Romagna e con il Ministero delle Politiche Agricole Forestali ed Alimentari per dare una definizione di questo prodotto in modo da poterne disciplinare la produzione.
Sono stati decisi gli ingredienti che marcano cosa è piadina e cosa non lo è; si è tenuto conto della variante “riminese” più sottile e più grande, diversa dalla “classica romagnola”, più spessa e leggermente più piccola; si è tenuto conto dei diversi tipi di produzione (industriale, artigianale, quella del “chiosco”): il tutto per arrivare a tracciare i confini di cosa è e di cosa non è “vera piadina romagnola”
Il responso verrà reso pubblico il prossimo 19 ottobre alla sala convegni della Camera di Commercio di Rimini: saranno presenti i funzionari del Ministero delle Politiche agricole e forestali e i funzionari della Regione Emilia-Romagna.
In quest’occasione verrà letto il disciplinare che propone la definizione, le aree di produzione, gli ingredienti, la descrizione esterna e l’organo deputato a controllarne la produzione. Il passo successivo sarà la richiesta dell’Indicazione geografica protetta alla Commissione europea.